DESCRIZIONE ICONOGRAFICA
Il dipinto, centinato, misura cm. 310 x 183 ed è posizionato sulla parete dietro l’altare maggiore della chiesa parrocchiale del paese, ad un’altezza di cm. 250 ca.
Rappresenta San Giovanni Battista che predica l’ascesi nel deserto, raffigurato con i suoi attributi distintivi. Il Santo, infatti, è seduto sulle rocce e la sua unica veste è un lembo di pelliccia scura; ha un agnello al fianco, il suo braccio destro è alzato ad indicare il cielo, nell’altra mano ha una lunga e sottile croce costituita da una canna di bamboo con un cartiglio, che recita: “Ecce Agnus Dei”, infine, ai suol piedi, scorre l’acqua del Giordano.
In primo piano una sola pianta di agave testimonia l’asprezza del luogo.
La figura elegante del Santo si staglia poderosa contro il cielo, esprimendo la sua grandezza spirituale attraverso l’imponenza fisica.
Giovanni, uomo probo, inculcò agli Ebrei di praticare la virtù, sia quale giustizia dell’uomo di fronte agli altri, sia quale pietà verso Dio. Amministrò il battesimo per purificazione del corpo, simbolo ed espressione della precedente purificazione dell’anima attraverso la giustizia.
Il Battista nella sua predicazione morale, rimproverò aspramente ad Erode Antipa di aver sposato la corrotta Erodiade; anche per questo fu imprigionato e la sua testa fu concessa a Salomè, figlia di Erodiade.
Fra le persone che assistono alla predica vi è una giovane donna. La sua presenza si nota particolarmente per tre motivi: è l’unica figura inquadrata interamente oltre al Santo, le altre persone sono in gruppo mentre lei è distaccata, infine è vestita in maniera appariscente, diversamente dagli altri. Le sue vesti ricche di veli, i suoi gioielli, la sua bellezza, il gesto di sorpresa e di rifiuto delle mani, potrebbero indicare Erodiade oppure Salomè.
TECNICHE DI ESECUZIONE
Il dipinto è eseguito ad olio su tela, un unico telero, sostenuto da un telaio ligneo in parte di pioppo in parte di castagno.
La tecnica pittorica non è omogenea: seguendo l’andamento delle pennellate a luce radente, in alcuni casi è possibile rilevarne altre, softo la superficie del dipinto.
Come risulta da due piccole stratigrafie sul lato sinistro del dipinto, sono stati trovati fino a quattro strati di colore. In altri punti, invece, non è stata trovata traccia di ridipinture. Ciò fa dedurre che – in passato – in vaste aree della tela, nuove pennellate siano state sovrapposte alle originali, spesso senza modificare il disegno esistente, ma solo con l’intenzione di conferire un effetto cromatico più intenso.
Si notano chiaramente almeno due “ripensamenti”: l’orecchio destro dell’agnello e la parte alta della canna di bambù. infatti, in questi due particolari l’ignoto Artista ha dapprima dipinto in un modo, poi, ripensandoci, ha modificato disegno e pittura.
Altri “ripensamenti” sono visibili solo a luce radente: ad esempio, il seno della giovane donna è stato sensibilmente ridotto.
Si possono ipotizzare due cause per questi rifacimenti: l’adeguamento del gusto artistico a nuovi canoni estetici e la volontà di nascondere danneggiamenti e abrasioni.
La cornice muraria sagomata, eseguita in stucco romano, lascia vedere j punti di congiunzione tra le varie parti, e – a volte – segue la sporgenza di elementi metallici, ammorsati nella muratura.
STATO DI CONSERVAZIONE DELL’OPERA
Il dipinto, restaurato negli anni 1920-30, era in precario stato di conservazione.
La tela, staccata sia dal bordo inferiore sia da quello sinistro del telaio, non era nel corretto tensionamento. Con il suo allentamento generale finiva per poggiarsi direttamente sui montanti del telaio e rischiava di lacerarsi in comspondenza dei bordi acuti della struttura lignea.
Il telaio, in condizioni generali ancora discrete, era uscito dalla sede naturale, in una delle parti centinate, e provocava un allentamento della tela anche nella parte alta del dipinto.
Sette lacerazioni, risarcite nella parte posteriore con “toppe” di cotone, troppo rigide e mal stuccate, deturpavano il dipinto.
Si notavano molte zone ridipinte parzialmente, come ad esempio il cielo, la dama in secondo piano, le figure in terzo piano a sinistra, le rocce, ecc.
Altre zone erano totalmente ridipinte come, ad esempio, il musetto della pecora.
Alcune zone lasciavano intravedere “sgranature” del colore dovute a puliture troppo energiche o ad abrasioni di origine fisio-chimica. In particolare, il braccio sinistro del Santo, privato anche delle originali velature, aveva perso l’eleganza delle sfumature tonali. Purtroppo, tutto ciò ha irrimediabilmente fatto perdere l’originale bellezza di alcune zone.
Su tutta la superficie del dipinto erano presenti molte piccole gocce di cera ed un sensibile deposito di particellato su di una vemice ossidata, che tendeva ad omogeneizzare ed appiattire le vibrazioni tonali e luminose.
La cornice muraria sagomata, oggetto in passato di diverse ridipinture, presentava danneggiamenti localizzati. Anche le lesene a fianco, anche se non interessate direttamente da questo restauro, a causa delI’umidità di risalita, presentavano numerosi distacchi di colore; sotto la pellicola sollevata è stata individuata, oltre all’intonaco originale grigio, una finitura rosata.
INTERVENTO DI RESTAURO
- Allestimento di un ponteggio per poter lavorare con la massima sicurezza sulla cornice muraria e per consentire il distacco del telaio dal muro, la discesa e il riposizionamento del grande dipinto.
- Allentamento e spostamento dei rampi di sostegno dcl dipinto e discesa a terra del dipinto.
- Allestimento di un laboratorio di restauro all’interno della struttura religiosa.
- Velinatura con colla di farina e carta giapponese, per proteggere la superficie del dipinto durante le operazioni di restauro eseguite sulla parte posteriore.
- Parziale foderatura con colla di pasta e tela pattina sui bordi inferiore e sinistro.
- Per favorire l’aggrappamento della tela al telaio, il bordo inferiore della tela originale è stato prolungato, con tela di lino, di circa 6 cm. Questa parte aggiunta è stata poi stuccata con colla e gesso e, in seguito, è stato eseguito il reintegro pittorico con pigmenti colorati legati a colla, mediante la tecnica del “rigatino”.
- Riposizionamento, con colla cervione e morsetti, della parte di telaio fuoriuscita. In seguito, tutta la parte alta centinata del telaio, fissata con alcuni chiodi di legno, è stata rinforzata con doppie barrette di ferro, isolate in Paraloid.
- Consolidamento superficialmente della struttura lignea del telaio con due stesure di Paraloid 1:10; gIl spigoli acuti delle aste sono stati smussati con della carta vetrata.
Tutta la struttura lignea portante – cosI rinforzata e migliorata – è stata inzeppata sia con zeppe di castagno esistenti sia con alcune nuove, in sostituzione di quelle mancanti, in modo che la tela potesse riprendere il corretto tensionamento e quindi non poggiare sulle aste del telaio.
- Asportazione, con azione meccanica, delle vecchie toppe nella parte posteriore e risarcimento delle lacerazioni con carta giapponese e velatino di cotone in colla leggera.
- Stuccatura delle lacune a gesso e colla.
- Ritocco delle lacune con colori ad acquerello.
- Velature finali con pigmenti in polvere legati a vernice semi-mat.
- Verniciatura finale protettiva – opaca – per impedire, fin dove possibile, la rifrazione della luce.
- La zona muraria della cornice è stata consolidata, stuccata nelle sue parti mancanti e ripristinata nel colore mediante pigmenti legati a colla.
RISULTATI OTTENUTI
II Restauro conservativo eseguito ha conseguito i seguenti risultati:
- stabilità strutturale del dipinto, del telaio e della comice;
- equilibrato tensionamento della tela;
- ripristino della profondità pittorica, prospettica ed atmosferica;
- valorizzazione del dipinto, in conseguenza della rimozione delle vernici ossidate che ottundevano i corretti valori tonali.
NOTE
Distaccato il dipinto per effettuame il restauro, si è rilevata la presenza di una larga cornice dorata, dipinta in affresco, sul muro sottostante; all’interno di essa vi sono tracce di un parziale “strappo” di affresco; la muratura esistente è in parte dipinta con un fondo di colore degradante che va dal color terra bruciata all’ocra, in parte composto solo dell’“arriccio”.
L’intera parete che ospita il dipinto è stata più volte ridipinta; su una delle lesene si è lasciata una piccola stratigrafia – che consente di individuare quattro colorazioni diverse – utile per una futura ricerca storico-artistica.
L’integrità del dipinto, del restauro eseguito, della cornice e della muratura, come consuetudine, dovrebbero essere monitorate con un intervallo di due anni; particolarmente in questo caso è indispensabile effettuarlo, poiche la umidità di cui è Impregnata la muratura può estendersi ed intaccare sia le parti lignee che quelle dipinte.
La luce è uno dei fattori determinanti per la buona osservazione di un dipinto; in questo caso si consiglia di posizionare almeno due fari alogeni – uno per parete laterale – in direzione e ad altezza del dipinto; in caso contrario sarà inevitabile una spiacevole rifrazione della vernice protettiva.