Dopo una salita faticosa, finalmente la trovo. Mi avevano detto che era abbandonata da tanto tempo, senza tetto e con la vegetazione che stava prendendo il sopravvento.
Infatti, dalla sommità spunta un albero, sembra un fico ma talmente ricoperto di edera che non è facile distinguere. L’antica chiesa del borgo è qui: il portone sbarrato lascia intravedere fessure di cielo.
Mi organizzo per dipingere, seduta su un muretto in pendenza, visto che la salita prosegue fino al castello. Accaldata e in posizione precaria, inizio a disegnare. L’inquadratura mi piace e realizzato il disegno, decido per il monocromo: un solo colore – il bruno van dick – con tutte le sue sfumature. Il bricchetto con l’acqua si tiene su per miracolo e penso: “Prima o poi cadrà!” Sono così presa, che non mi accorgo che si è avvicinato alle mie spalle un enorme cane lupo. A un certo punto abbaia e il suo verso risuona fortissimo per tutto il borgo deserto. Mi cade l’acqua, la tavolozza ,i pennelli e tutto il resto. Ma come è possibile che il padrone lo lasci libero e senza museruola! Poi vedo un uomo, dopo saprò che è il marchese, ultimo discendente dei signorotti del luogo. Saluto. Non risponde. Sembra triste. Chiama il cane, entrano insieme in un portone e spariscono in silenzio. Continuo a dipingere.